E’ formato da due nuclei abitativi, quello principale del “Paese” e la sua diramazione detta del “Tornito” nome che ha origine dal “vai e torna” dalle mura cittadine costruite a causa delle incursioni corsare e piratesche, in seguito demolite.
Tra le quindici cappelle che segnano un patrimonio storico artistico e un percorso di fede, predomina quella dedicata a Maria SS. di Pietrasanta con il santuario recentemente restaurato e la statua della Madonna scolpita intorno al 1200 dai monaci basiliani, raggiungibile da una scalinata in pietra.
La chiesa intitolata a San Pietro Apostolo conserva la lapide della tomba di Teodoro Gaza e i famosi due altari, uno antico del ‘700 dedicato agli apostoli Pietro e Paolo e uno moderno.
Degne di nota la Chiesa di S. Gaetano da Thiene e la gloriosa Abbadia Basiliana contenenti 72 vani marmorei della seconda metà del secolo scorso.
Antico cimelio è la Stauroteca, una croce bizantina che pare provenga da Costantinopoli che porta l’immagine di Gesù Crocifisso inchiodato.
Il villaggio, nel passato, era noto per 1'omonima fiorente badia di S. Giovanni Battista, la cui fondazione sembra possa porsi anche prima del 990. Esso è ubicato alle falde del monte Bulgheria, toponimo che ricorda l'immigrazione bulgara in Italia del 667. Il Cappelli afferma che nel 1020 il monaco Luca copiò il Codice Innocenziano XI 9 .« per Isidoro, prete e igumeno del monastero di S. Giovanni a Piro ». Senz'a1tro bizantina è la croce con figure e smalti, ora nella chiesa di Gaeta, di sicura provenienza da S. Giovanni a Piro. Il Laudisio informa che molti monaci orientali giunsero nel territorio, scacciati dalla Calabria e dalla Puglia da Roberto il Guiscardo, rifugiandosi nelle badie di S. Giovanni a Piro e S. Cono di Camerota. Mancano, finora, altri documenti, fin verso la fine del '200, che ci dicano della vita civile e religiosa del casale, di cui erano baroni appunto gli abati della locale badia nullius, sita in località Ceraseto. Del dominio temporale della badia sul casale è notizia da altri documenti: un primo del 1294, con il quale re Carlo II esentò dalle tasse il villaggio soggetto al monastero di S. Giovanni. Oltre gli anzidetti mancano altri documenti del '300 che ci informino della badia e del suo casale. Nel '400 già le notizie cominciano a infittirsi. Il 7 marzo 1417 il capitolo di Policastro elesse vescovo l'archimandrita Nicola del monastero di S. Giovanni a Piro, elezione che l'Ughelli dice confermata da Martino V. Il 15 febbraio 1447
papa Eugenio IV elesse vescovo di Capaccio Masello Mirto (m. 1471), archimandrita del monastero di S. Giovanni. Il 3 novembre 1449, per ordine del papa Nicolò V {1447-1455) venne destituito l'abate di quel monastero perché « publice fornicari ac dicti monasteri delapitatorem et dissipatorem esse et multa ac varia enormia crimina perpetrare non expavit». Il 22 marzo 1458 giunse nel monastero la commissione apostolica, presieduta dall'archimandrita Atanasio Calkeopilo in visita
pastorale, trovandovi solo cinque monaci. Nel corso della visita uno dei monaci non sapeva se « i Grechi, sono cristiani o turchi », e il monaco « Joachim » inveì contro il cardinale, per cui l'archimandrita lo fece incarcerare e poi, rilasciatolo, lo trasferì per punizione al monastero di S. Maria di Carra (a N O di Squillace in provincia di Catanzaro). Del 5 novembre 1473 è una pergamena di papa Sisto IV (della Rovere, 1471 -1484) conservata, ancora nel '600, nell'Archivio « Collegii S. Basili Magni » di Roma, documento interessante, oltre che per la notizia dell'abate protempore (Francesco), e per i motivi che portarono alla sostituzione del rito latino al greco, soprattutto per l'assenso al nuovo ordinamento da dare al monastero proposto dall'abate 23. Nel suddetto processo vi è pure notizia della donazione, con regio assenso, di Antonello de Petruciis, conte di Policastro, al suo terzogenito del feudo. In essa è una dettagliata descrizione dei confini del feudo di Policastro e di quelli del monastero di S. Giovanni. Nel 1496 venne investito della contea di Policastro il benemerito patrizio napoletano Giovanni Carafa della Spina, il quale,
oltre Policastro, ebbe « territoria Rocche gloriose ac casellae …. sancti Joanne ad pirum et Boschi, Turris et Alphani ».Domenica 10 luglio 1552 il corsaro turco Dragut sbarcò pure alla Marina dell'oliva con 123 galee «ac ferro, et igni dederunt Policastrum » assalendo nello stesso tempo Vibonati, S. Giovanni a Piro, Bosco, Torre Orsaia, Rocca Gloriosa. A seguito della prima incursione villaggio e monastero si cinsero di mura con il contributo del cardinale Tommaso de Vio, generale dei domenicani, appena nominato abate commendatario, il quale morì nel novembre dello stesso anno. Il 12 dicembre 1793 Teresa Carafa, contessa di Policastro, ebbe l'intestazione nel Cedolario, per reintegra in danno del precedente possessore la badia di S. Giovanni a Piro che ne aveva ottenuta l'intestazione 1'11 luglio 1778. Nel 1806 i francesi si accanirono contro i1 santuario di Pietrasanta ritenuta fortezza. Nel 1808 la giurisdizione spirituale passò al clero locale. Nel 1764 e nel 1817 il villaggio fu colpito dalla carestia.L'Alfano ricorda che il villaggio era baronia della «Badia de' PP Basiliani», che la giurisdizione civile era della cappella Sistina, ai suoi tempi, in controversia con il fisco e con i conti Carafa, ai quali apparteneva la giurisdizione criminale e che contava 1593 abitanti.
LATITUDINE: 40.05074560000001
LONGITUDINE: 15.448212600000033
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